Dall'Arena spoglia e
leggera di Ligabue al luna-park di Zucchero. Oltre che
contendersi la data, sembra che i due abbiano fatto a
gara anche nel differenziare 1'impatto visivoe
scenografico dell'evento. Ieri sera chi entrava in Arena
trovava- insieme alla sorpresa annunciata dei Chieftains,
il piu grande gruppo di musica celtica-un palco un
po'kitsch,con tre grandi archi snodati che sembravano
fatti col meccano, fosforescenti cariatidi alate in stile
littorio, una pedana a forma di torta, e sospesa in alto
la tipica palla stroboscopica delle discoteche anni'70.
Ma anche ieri sera, in fondo, aleggiava su tutto lo
stesso Ligabue, per via della nota polemica dello
spostamento di data a cui Zucchero e stato costretto per
lasciare spazio al compatriota. Avete un assessore
str...ha tuonato Sugar davanti ai diecimila spettatori,
dopo aver confidato, prima del concerto, di aver trovato
davvero la mossa del LigaMa veniamo alla serata.Quello che voleva
Zucchero era proprio quest'atmosfera di rave
festaiolo,uno sfrenato e spettacolare coinvolgimento
danzereccio che in effetti e andato a segno, specialmente
dopo che a meta serata la star ha esplicitamente invitato
i fans a oltrepassare il servizio d'ordine e a farsi
sotto il palco. Gia dalle 20.30 gli acustici e raffinati
Chieftains avevano stimolato a modo loro la mobilita dei
piedi e delle mani del pubblico con scintillanti danze
irlandesi; ma, ahime, e stato avvilente vedere questo
ensemble di musicisti stellari (oltre che simpaticissimi)
e in grado di dare lezioni a chiunque, ridotto a fare da
misconosciuti supporter mentre ancora la gente entrava
nell'anfiteatro e rumoreggiava di speratamente nel
cercare al buio i propri posti.
Soltanto alle 21.40, dopo
una lunga pausa, Zucchero entra annunciato da una scarica
di micidiali colpi di chitarra distorta e dal ritmo
ballabile di You make me feel loved, impetuosa cascata di
suoni, timbri e pulsazioni. Una delle piu belle e
rappresentative canzoni dell'ultimo album Blue Sugar, per
quel gioco di contrasti - tipico del Fornaciari - tra lo
spensierato ritmo dance, l'insistita linea melodica del
ritornello e il testo lirico e tenero, intriso di
femminilita ed erotismo (anche se la canzone risulta
ufficialmente dedicata alla sua terra, l'Emilia).
lnsomma, come spesso nei concerti di Zucchero, il blues
c'e ma non si vede molto, e rimane soprattutto a livello
di dichiarazione d'intenti, di sostanziale valore intimo
piu che di struttura formate, se non in certi momenti
particolari (Blu, Dopo di noi, il nuovo arrangiamento di
Con le mani) e negli interventi intensi del quotatissimo
armonicista inglese Mark Feltham (gia nei Nine Below
Zero). Anche in questo tour si e preferito dar sfogo al
rock, a un po' di vecchio funky, alla ballabilita di
certa anni '70 e alla sua versione aggiornata anni '90 in
chiave techno.
Complici fedeli
sono in questo ie chitarre di Mario Schiliro (tra ie
quali una Gibson a doppio manico scovata presso un
amatore veronese), il basso di Dywane Thomas (vieiie da
Memphis e ha sostituito Gail Ann Dorsey, impegnata in un
proprio album),l'elettronica di Luciano Luisi, la
batteria di Derek Wilson: blocco squadrato al quale vanno
aggiunti elementi meno allineati come il citato Feltham,
il sax di James Thompson,la tromba di Massimo Greco, e
persino un graziosissimo quartetto d'archi in minigonna
(Federica Bergamaschi, Gaia Mecocci, Claudia Pedrani,
Benedetta Chiari). Ma ieri sera c'era anche qualcuno in
piu, ad assecondar Sugar. Non solo i pimpanti Chieftains
di Paddy Moloney,sciaguratamente fischiati dagli
incompetenti ma tomati verso fine serata per duettare con
Zucchero in due brani che gia li avevano visti insieme
alla Royal Albert Hall: Have I told you di Van Morrison e
addirittura un Va' pensiero di areniana memoria. Ma anche
l'amico-rivale Pino Daniele, che tempo fa innesco una
polemica con Zucchero e ora -nel nome di un amore comune,
il blues - ha fatto pace con un duetto triplo piazzato in
centro serata. . Zucchero ha azzardato in napoletano
Quanno chiove; Daniele - cosi diverso da lui, cosi
pacioso e pacato, cosi musicale per musicale e verbale
che offre con le sue canzoni, quasi una paccottiglia
liberatoria e appassionante. Non solo rock e swing, di
rhythm & blues e scanzonati honky tonky (magari con
raglio d'asino incorporato). Sempre proteso-diversamente
da Ligabue- verso l'universo femminile, Zucchero parla
soprattutto d'amore come di un sogno d'infanzia, un
rifugio certo e limpido, gridandolo con desiderio e
nostalgia dentro frequenti incisi melodici che sono vere
e proprie , quelle che abbiamo risentito ieri sera in
capolavori chiamati ,Dune mosse, Cosi celeste, Diamante;
o, tra le ultime, in Arcord, Blu, Dopo di noi: tenorili
invocazioni dove Sugar mette tutta la sua voce tagliente
e straziata, ballate lente e tristi dall' andamento
cullante e ossessivo; ma melodrammatiche anche
quando(Back 2 u) il ritmo sottostante e infernale. Un
amore che itride de se tutto l'ambiente, e non c'e che da
coglierlo; un amore rimpianto quanto perduto, anzi alla
quale augura a denti stretti e ogni bene possibile dal
rivale che l'ha sostituito al fianco di lei.
Muovendosi con padronanza
di se in un labirinto di citazioni e di retorica melo.
Zucchero ricama e pasticcia parole, magari
sfilacciandole, spezza i versi e li ricompatta nel ritmo.
Fa tracimare le proprie scelte metriche e musicali in
torrenziali colate laviche, e contiene poi il tutto con
quella voce di carta vetrata, sporcata di effetti (ma
penalizzata ieri da un audio non buono),che dal remissivo
passa continuamente a rabbiose sparate di disperazione
incontrollata. E quelle , le sue famose ? Rolling Stones,
Beatles, Pink Floyd, Dylan, Creedence, Traffic, James
Brown, Men at Work, Sly & the family, e persino Piero
Ciampi... Ma questa, ragazzi, e la musica del nostro
tempo, aleggia ovunque, e Zucchero la restituisce per
pillole, per rimandi, per echi innamorati, quasi come
puri effetti sonori. Oggetti musicali divenuti parte del
linguaggio comune, spavaldamente rivendicati,
creativamente mescolati, disinvoltamente sfoderati,
allegramente malcelati: per il piacere di farlo, per
ingenuita, per omaggio, non importa. Un grande emporio di
musica, che per esporlo ieri sera ci son volute ben tre
ore, fino a mezzanotte e mezza, bis e ospiti compresi. E
presso l'affezionata clientela la mercanzia e andata
anche stavolta a ruba.
Reprinted from
L'Arena, Lunedi 13 Settembre 1999, di Enrico de Angelis
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Zucchero.
Zucchero and Pino
Chieftains
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Roman Verona.
Rome to the Renaissance.(A
stroll in Verona)
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